piazza armerina
Una villa di lusso tardo-imperiale in Sicilia

Villa romana del Casale
La Villa Romana del Casale a Piazza Armerina, in Sicilia, è ritenuta il massimo esempio di villa di lusso romana tardo-imperiale. Famosa per la ricchezza e la qualità dei suoi mosaici, che vengono riconosciuti come i mosaici romani più belli ancora in situ. Dal 1997 fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.


piazza armerina
A 5 km da Piazza Armerina, vicino ad Enna, nella parte interna della Sicilia, la villa romana del Casale è un lussuoso edificio di ozio costruito verso il 320 d.C. al centro di un grande latifondo, nel luogo di una villa anteriore. La sua pianta, che sembra essere stata prestabilita, prevedeva spazi pubblici e privati; essa fu successivamente modificata, forse in seguito ad un terremoto avvenuto nel 363, fino alla fine dello stesso secolo. Si accedeva all’edificio da un ingresso monumentale, simile ad un arco trionfale, con un cortile a ferro di cavallo che immetteva nel corpo centrale della villa, disposto intorno ad un giardino-peristilio, il cui centro era occupato da una vasca mistilinea, vero e proprio fulcro del complesso. Da lì, un lungo corridoio, detto della Grande Caccia, dava accesso, al centro, ad un’aula basilicale e agli appartamenti privati della villa, nonché ad un ampio peristilio ellittico. La villa comprendeva anche un ampio complesso termale, accessibile dall’ingresso monumentale, composto da una sequenza tradizionale di sale – apoditerio, calidario, tepidario absidato e frigidario ottagonale. Nel suo insieme, l’edificio contava una trentina di ambienti decorati da pitture e, per una superficie totale di circa 3.500 m2, da pavimenti musivi policromi, databili tra il 370 ed il 400, che presentano una ricchissima iconografia: scene di caccia, giochi circensi, racconti mitologici, scene della vita quotidiana, esercizi sportivi (“le “fanciulle in bikini”), lavori agricoli. La loro realizzazione viene attribuita ad artisti venuti dall’Africa. Nonostante il lusso straordinario della villa, non si trattava di una residenza imperiale, ma di quella di un membro dell’aristocrazia senatoriale pagana – si è pensato, fra le altre numerose ipotesi, al governatore della Sicilia in età costantiniana, Lucio Aradio Valerio Proculo, console nel 340, che aveva organizzato a Roma dei giochi memorabili, forse rievocati dai pavimenti musivi della villa.
Un villaggio chiamato Platia, dal latino Palatium, si sviluppò sul sito della villa e rimase occupato, almeno parzialmente, in età bizantina ed araba, fino alla metà del XII sec.
Distrutta da un incendio, la villa fu seppellita da uno slittamento del terreno, e riscoperta solo all’inizio del XIX sec. Gli scavi estensivi che sono stati realizzati a più riprese nel XX secolo, si sono prevalentemente svolti nella parte residenziale della villa. Visto lo stato di conservazione dell’edificio, i cui muri sono ancora di un’altezza eccezionale per questo tipo di monumento, e la fragilità della sua decorazione, la villa è stata oggetto di un importante intervento di restauro, innovativo a suo tempo, alla fine degli anni cinquanta. Dopo la creazione di un fossato collettore per deviare le acque piovane, è stata realizzata un’ampia tettoia di plexiglas, sorretta da tubi d’acciaio; il perimetro esterno dell’edificio è stato delimitato da pareti di plexiglas, e passerelle installate per consentire il percorso dei visitatori sopra i mosaici. In seguito a diversi problemi, legati in particolare alla soluzione scelta per la copertura, un nuovo restauro è stato attuato tra il 2007 ed il 2012, sia per proteggere le strutture con materiali più adeguati, che per pulire ed integrare i tappeti musivi della villa, nonché i suoi dipinti. Un’attenzione particolare è stata prestata all’illuminazione degli ambienti antichi. Ulteriori restauri sono stati avviati nel 2018, in aree finora non toccate. La Villa Romana del Casale figura dal 1997 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, come esempio dell’altissimo livello di lusso e di raffinatezza raggiunto dall’aristocrazia romana in età tardoantica. Lo testimoniano in particolare i suoi mosaici, eccezionali per le loro qualità artistiche, per la loro inventività e per la loro estensione: vengono considerati come i più belli tuttora conservati in situ nel mondo romano.
